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Riciclaggio dei termoplastici

 

I composti termoplastici trasformati possono essere fusi nuovamente e riutilizzati nel processo di stampaggio, sebbene la purezza del materiale tenda a degradare ad ogni nuovo ciclo di utilizzo.

Al fine di fornire un supporto al riciclaggio dei componenti a fine vita, sono stati escogitati alcuni metodi di identificazione del tipo di composto utilizzato, ma il processo rimane tuttavia molto complicato.

Il problema principale consiste nella difficoltà di automatizzare la suddivisione degli scarti plastici rispetto ad altri materiali riciclabili come i metalli, più semplici da gestire meccanicamente.

Nonostante ciò, alcuni sviluppi stanno per essere apportati nel campo dell'active disassembly, che potrebbero risultare in un incremento di componenti riciclati o riutilizzati.

Attualmente, la percentuale di termoplastici riciclati è piuttosto bassa, attorno al 5%; tuttavia, progettazioni più attente, ed una crescente consapevolezza tra gli utenti finali, costituiscono importanti miglioramenti verso un più razionale uso di questo tipo di composti.

 

Riciclaggio dei termoindurenti

 

Sebbene un'intensa attività di ricerca, finalizzata al miglioramento delle correnti procedure di riciclo dei termoindurenti, sia tutt'ora in atto, alcune procedure ormai radicate, come la degradazione, la pirolisi e l'incenerimento, permettono già il raggiungimento più che soddisfacenti livelli di riciclo di questi materiali.

Nonostante i composti termoindurenti non possano essere ristampati come accade invece per i termoplastici, essi presentano il notevole vantaggio di avere vite utili estremamente lunghe, anche in presenza di un uso prolungato in ambienti ostili ad alte temperature e/o con notevoli sforzi meccanici.

Il riciclo dei termoindurenti è un processo che coinvolge, come primo passaggio, la frantumazione dei pezzi attraverso operazioni di granulazione e macinazione, al fine di ridurli in particelle di dimensioni estremamente piccole. Una volta frantumato, il materiale è comunemente usato come filler in altre composizioni. Il filler si definisce attivo quando la sua presenza incrementa le qualità del materiale ricevente, mentre si dice inattivo, quando l'impiego è mira ad una mera riduzione di costi.

 

Degradazione

 

Attraverso processi quali la fotodegradazione, la degradazione chimica e la biodegradazione è possibile ottenere riduzioni delle plastiche in materiali con più basso peso molecolare.

 

Pirolisi

 

L'uso di metodi termici permette la scomposizione dei polimeri in specie dal peso molecolare ridotto che possono essere trattate molto più facilmente. I materiali così ottenuti possono essere riusati: i filler possono essere separati dalle fibre, ed usati come basi per nuovi processi.

 

Incenerimento

 

Sebbene l'incenerimento dovrebbe essere classificato come smaltimento piuttosto che riciclo, i vantaggi correlati sono riconducibili ad un recupero di energia ed alla riduzione di monossido di carbonio e diossido sulfureo, senza generare un incremento di diossine nell'aria. 

 

 

 

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